Simbolo indiscusso di sensualità e passione ma anche di controllo e sicurezza, il rossetto rosso è il protagonista per eccellenza del make up nonché il feticcio beauty più amato dalle donne.

Alcune lo hanno definito un mezzo per conquistare gli uomini, altre uno strumento per scardinare le convenzioni sociali ma è certo che tutte converrebbero con l’arguto suggerimento di Coco Chanel che “Se siete tristi, se avete un problema d’amore, truccatevi, mettevi il rossetto rosso e attaccate!”.

La nascita del rossetto rosso

La nascita del rossetto affonda le sue radici sin dall’alba dei tempi. Le ricerche archeologiche hanno ritrovato quello che possiamo definire il primo rossetto della Storia attorno al 2000 a.C. nella tomba della nobile Shubad, sovrana della città Sumera di Ur. Il cofanetto d’oro della principessa contiene, infatti, una pasta compatta composta da olio di sesamo, pigmenti ed essenza rosa.

Nell’antico Egitto sia uomini che donne, indistintamente, avevano l’abitudine di dipingersi le labbra di rosso usando una miscela di ocra rossa, carminio, cera o grasso. L’affascinante regina Cleopatra preferiva, ad esempio, mescolare pigmenti estratti da coleotteri e formiche per ottenere una sorta di pasta di rossetto in grado di esaltarle l’incarnato delle regali labbra.

E se nell’antica Grecia solo alle prostituite è concesso di indossare il rossetto scarlatto, realizzato con pittura rossa, sudore di pecora ed escrementi di coccodrillo, nella Roma dei Cesari, invece, viene usato da entrambi i sessi in tutto l’Impero come un modo per distinguere classe sociale e rango.

Bandito durante il Medioevo perché considerato simbolo di dissoluzione, il nostro rossetto ricompare nel Cinquecento sulle labbra della regina Elisabetta I d’Inghilterra, ricavato da cera d’api e pigmenti vegetali, fino a quando il Parlamento britannico nel 1770 decide di metterlo al bando in quanto arte esoterica utilizzata dalle streghe per concupire gli uomini.

Il rossetto sfida la messa al bando

Superando le proibizioni dell’età vittoriana e dei primi abbottonatissimi decenni dell’Ottocento, il rossetto rosso ritorna prepotentemente sulle scene nel Novecento quando, durante la Prima Guerra Mondiale, inizia a perdere la sua ingiusta accezione negativa diventando un prezioso alleato di bellezza, così come insegnavano le star del Cinema.

Il primo lipstick ufficiale è prodotto dall’azienda francese Guirlan nel 1840. All’epoca il carminio, ovvero il tono di rosso scuro ricavato dall’essicazione della cocciniglia mescolato poi con olio e cera, è venduto avvolto in una carta colorata o in piccoli vasetti. Sarà solamente nel 1915 che l’inventore americano Maurice Levy introdurrà finalmente il primo rossetto in un tubetto di metallo cilindrico.

Il rossetto rosso come messaggio politico delle femministe

Il rossetto rosso ha avuto un ruolo determinante anche nella protesta femminista del 1912 quando, sulla Fifth Avenue, si svolge la prima marcia delle donne per il diritto al voto. Era stata la pioniera del mondo cosmetico, Elizabeth Arden, a fornire alle suffragette, infatti, dei rossetti rossi nell’iconico colore Red Door affinché rendessero quell’oggetto di vanità un’emblema di solidarietà, di protesta e di unione tra donne.

Nel contesto femminista degli anni ’70 il rossetto è stato invece accusato di essere destinato esclusivamente al piacere degli uomini e per questo in un certo qual modo ripudiato preferendogli un trucco più acqua e sapone. Sarà solamente negli anni Novanta che il femminismo di terza ondata (detto anche, non a caso, “femminismo del rossetto”) incoraggerà nuovamente le donne a indossarlo, con lo scopo di godersi la propria sessualità in opposizione all’oppressione patriarcale.

Le dive del rossetto rosso

Nel 1951 un sondaggio americano rivelava che due terzi delle ragazze avevano iniziato a usare il rossetto rosso dopo la visione dell’accattivante pubblicità “Fire e Ice” (1952) di Revelon e per imitazione delle loro dive hollywoodiane predilette come Marylin, Elizabeth Taylor, Rita Hayworth e Ava Gardner che avevano preso l’abitudine di indossarlo con maliziosa naturalezza nei loro film.

In merito a questo, l’indimenticata diva Carole Lombard affermava: “Vivo seguendo il codice dell’uomo, destinata a un mondo di uomini, senza tuttavia dimenticare che il principale compito di una donna è quello di scegliere la giusta tonalità di rossetto“.
Le ragazze degli anni ’80, invece, avevano scelto di imitare le labbra rosse e brillanti della cantante Madonna.

I rossetti rossi più iconici

Il rossetto rosso si presenta negli anni ’20 e ’30 in gradazioni più scure e con bocche a forma di cuore, negli anni ’40 in tonalità rosso sangue su labbra notevolmente arrotondate, negli anni ’50 e ’60 con sfumature di fucsia, arancione e rosso lacca creando l’effetto di labbra abbondanti. Gli anni ’80 sono invece l’eccesso del colore e del volume mentre oggi con la cosmetica lo si può trovare anche sotto forma di prodotto anti-age.

Uno dei rossetti rossi più iconici è sicuramente quello che Christian Dior ha creato nel 1953 con l’idea di “voler vestire il sorriso delle donne”, il mitico Rouge Dior. A questa colorazione ancora di tendenza, si è aggiunta Chanel con la creazione di Passion n.14, ovvero di un “rossetto rosso, non troppo rosso ma che fosse rosso“, e con la nuance Montecarlo pubblicizzata da Vanessa Paradis.

Tra i rossetti più iconici non possono mancare Jungle Red Lipstick di Nars Cosmetics, Pure Color Desire di Estée Lauder e Russian Red di Mac Cosmetics.

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