Piangere fa bene e non per nulla si usa l’espressione “pianto liberatorio“. Il pianto visto sempre e solo come un momento di debolezza, ma non è da tutti avere la capacità di riuscire a liberarsi da ansie e stress con un bel pianto.
Chi non piange si ammala. La repressione volontaria delle lacrime impedisce di fatto l’ esplosione di una emozione forte, o l’ esteriorizzarsi di una sofferenza, che restano represse dentro di noi, e che prima o poi si manifesteranno da qualche altra parte, sotto diverse forme.
Il pianto, infatti, è benefico perché è liberatorio, è la naturale conclusione di un evento emotivo violento, poiché lo scorrere delle lacrime calde sul volto stimola il rilascio di endorfine, gli ormoni che contribuiscono a stabilizzare l’ umore e ad alleviare il dolore, e che si ritrovano anche nelle lacrime.
Come una tisana diuretica, o la sudata dopo un po’ di sano fitness, anche il pianto aiuta a eliminare le tossine in eccesso dal nostro organismo. In pratica poi, quelle purificanti non sono le lacrime da cipolla (che puoi anche eliminare da oggi), ma quelle scatenate da un’emozione intensa!
Infatti queste conterrebbero più ormoni prodotti dallo stress, quindi sarebbero più depurative delle altre!
Le lacrime hanno la capacità di evitare la disidratazione delle membrane mucose degli occhi. Chi utilizza le lenti a contatto sa perfettamente il valore delle lacrime in merito. Le lacrime lubrificano gli occhi, fattore utile a mantenere sempre in buone condizioni la vista.
Incredibile ma vero: le lacrime contengono il lisozima, un enzima che si trova anche nella saliva e che serve a combattere l’attività batteriologica. Il lisozima viene abbondantemente secreto nelle regioni corporee maggiormente esposte al contatto con patogeni e piangere, e dunque produrlo, risveglierebbe una parte così efficace delle nostre difese immunitarie.
Come Tristezza di InsideOut ci ha prontamente insegnato, piangere significa dare sfogo a pensieri ed emozioni negative che quindi, una volta liberati, smettono di ostacolare il nostro buon umore.
Le lacrime sono frutto di uno sfogo emotivo di cui abbiamo oggettivamente bisogno e funzionano come anestetico naturale .
Il pianto fa sì che si liberino due tipi di ormoni chiamati oppiacei e ossitocina che hanno la capacità di calmare). Alleviando il dolore, svolgono una funzione curativa.
Ecco da dove arriva quel senso di sollievo e di rinata forza e fiducia, che solo un buon pianto può garantire.
In natura l’ uomo è l’ unico animale che piange. Lo fa da subito, nell’attimo in cui nasce, appena mette fuori la testa dal corpo della madre, assieme al suo primo respiro, per superare il trauma del parto e compensare lo sforzo di venire alla luce.
Ma lo fa senza lacrime, poiché il neonato inizia a produrle dopo il terzo mese di vita, quando diventano utili a manifestare anche visivamente il disagio del distacco dal seno materno.
Non il cane né il gatto, e nemmeno i nostri parenti più stretti come oranghi e scimpanzé, ricorrono alle lacrime emozionali come gli esseri umani, che si distinguono per questo comportamento associato allo stato emotivo, unico nel suo genere e nell’ intero regno animale.
Siamo essere empatici, e mai indifferenti dinnanzi al pianto di chi ci sta accanto. Piangere con qualcuno alimenta il legame, l’empatia e l’intimità. La condivisione di sentimenti ed emozioni forti è benefica per l’essere umano, rispondere al dolore con la compassione è naturale, e sentirci parte di qualcosa insieme intensifica la fiducia nel prossimo: via al pianto!
Il pianto è uno stimolo non verbale potente, molto più delle parole, poiché esso è spontaneo ed è espresso dall’ occhio, quell’ organo di senso che non a caso è definito lo specchio dell’ anima, e non è come si crede una forma di rifugio per i deboli, bensì una forma molto molto raffinata di anti stress.
Analisi acustiche hanno rivelato che il pianto nasconde un protolinguaggio: oltre una certa soglia di dolore viene attivato il sistema nervoso simpatico che tende le corde vocali e che, a seconda della sua spinta emotiva, sviluppa diverse vibrazioni o inclinazioni del suono delle stesse.
È stato confermato che le lacrime emotive hanno livelli più alti di proteine, elettroliti e ormoni – composizione chimica diversa da quelle meccaniche, che mantengono l’ occhio idratato – e che il genere umano ricorre al pianto quando è felice o infelice, in compagnia o da solo, e che l’ uomo piange meno frequentemente delle donne.
Ma non è stato chiarito perché la stessa reazione lacrimosa si accompagni alla risata o a momenti particolarmente felici, come l’ innamoramento o la nascita di un figlio: forse perché ogni gioia contiene un dispiacere, cioè il presagio della fine imminente dell’ evento lieto.
Il pianto si può reprimere volontariamente, soprattutto quando ha una insorgenza lenta, quando si avverte quel nodo in gola che lo preannuncia, ma di certo risulta difficile provocarlo.
Nella cinematografia si ricorre a sostanze irritanti dell’ occhio, a base di solfuri organici, per provocare una goccia che scorre da inquadrare sul viso, se non addirittura alle lacrime artificiali.
Comunque piangere ogni tanto fa bene, abbassa il livello di stress accumulato – e nelle lacrime, si sa, non è mai annegato nessuno. Ma se nel momento in cui sgorgano quelle dolorose, quelle amare, davanti a noi c’ è qualcuno che le asciuga e ci stringe in un abbraccio, il sollievo è più rapido.