Come il rossetto rosso e le collane di perle, l’ombretto azzurro è l’abbreviazione dell’idea stessa di bellezza. Rubato dai trucchi della mamma, le bambine lo utilizzano frequentemente per ridefinire e disegnare le palpebre delle bambole traendo spunto da quello indossato da Emily de “La sposa cadavere” e Jessica Rabbit o dalle cattive Disney (Ursula ne “La Sirenetta”) o anche dalle cattive e basta (La regina di cuori in “Alice nel Paese delle Meraviglie).
Sfoggiato già per Versace durante la Milano Fashion Week 2018, anche l’influencer Chiara Ferragni ha eletto l’ombretto azzurro o blu, quest’anno, a palette principale dell’omonima collezione di make up per Lancôme.
Il perché di questa ossessione sempre crescente per l’ombretto azzurro è stata spiegata bene dalla make-up artist Emi Kaneko che lo utilizza nelle sue sedute di trucco frequentemente. Assicura che il blue eyeshadow funziona perché ha un non so che di familiare e perché anche, col suo essere vintage, si allaccia alla nostra nostalgia canaglia per il passato, come i Swining Sixties sugli occhi di Twiggy e di David Bowie in “Life to Mars”.
Il primo vero periodo di massimo splendore dell’ombretto blu/azzurro è stato durante l’antico Egitto, quando uomini e donne di tutte le classi sociali lo indossavano con orgogliosa nonchalance.
E è stato proprio quando Elisabeth Taylor lo indosserà per gli ovvi riferimenti storici nel film “Cleopatra” che, negli anni Sessanta, l’ombretto azzurro scuro ritornerà di nuovo sulla cresta dell’onda, anche grazie ad aziende come la Max Factor.
La primissima Barbie aveva fatto il suo debutto nel 1959 con l’ombretto blu ghiaccio perché secondo la storica del trucco Rachel Weingarten era alla base del look delle “figlie dei fiori” quando scelsero di abbracciare colori più solari come rifiuto al rigido trucco anni ’50. Il colore blu non era visto come strano, era visto come espressivo.
Durante gli anni ’90 l’ombretto azzurro è passato dall’essere simbolo del divertimento e della libertà a palette indossata da ragazze inquiete e borderline forse perché, come osservava Shelton nel 1974:
“Nel teatro kabuki, spesso hai il rosso nel trucco che indica la rabbia positiva nel modo in cui il blu/azzurro indica la rabbia negativa.”
L’ombretto azzurro è, quindi, una dichiarazione di stile ma anche di intenti perché, citando Carrie Brandshow in “Sex and The City”: “è estremamente artificiale, è l’unico tipo di trucco che non sembra mimetizzarsi.”
Esagerato, elettrico ed eclettico, ecco una carrellata di film dove l’ombretto azzurro catalizza l’intero schermo prendendosi tutta la scena.
Nell’allucinata opera di Vicent Gallo, Billy incontra la giovane Layla (Christina Ricci), la rapisce e la costringe ad essere sua moglie. La ragazza, però, si innamora follemente tanto da iniziare ad assecondare le sue ossessioni. Qui un ombretto azzurro in perfetto stile anni ’90.
Come Cleopatra Liz Taylor sfoggia un ombretto azzurro scuro che le copre l’intera palpebra e esalta in maniera sorprendente i suoi speciali occhi viola.
La pupa del gangster Ginger (Sharon Stone) cambia durante tutta la pellicola di Scorsese mille acconciature e look eppure a restare iconico nell’immaginario di noi spettatori quel luccicante ombretto azzurro.
Ecco l’ennesima pellicola dove John Walters che ci regala un personaggio borderline, così al limite che non poteva non indossare un ombretto dal blu così e(c)lettrico.
Le luci soffuse di un night club irradiano la sensualità di Isabella Rossellini, all’epoca musa di Lynch e adesso, per quel contrasto ombretto azzurro e rossetto rosso, la nostra.
Cosa c’è di più anni ’60 di Anna Karina con un filo di eyeliner, uno chignon arruffato e, ovviamente, un ombretto pastello?
Nel film più costoso mai diretto dalla televisione, la cupezza del personaggio di Bette Davis sarà ancora più esaltato grazie ai colori freddi del suo ombretto.
Nel film di Wes Anderson, Suzy è una ragazzine degli anni Sessanta così sveglia da essere estremamente moderna. Anche grazie a quel suo tocco glamour sopra occhi.
Nel ruolo della pattinatrice americana Tonya, Margot Robbie rappresenta gli esagerati e colorati anni ’80 dove una tuta acetata o un tutù di danza non possono che essere abbinati a un eguale ombretto in tinta.
Anche in questo strepitoso film di Mike Nichols ci troviamo catapultati negli anni ’80 e ce ne accorgeremmo anche solamente dal mix di colore con base azzurro dell’ombretto di Cynthia (Joan Cusack).
In questa commedia horror da riscoprire sembra che tutto concorra a dire: “viva l’ombretto azzurro!”
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