La scena rap campana è da sempre il barometro sonoro per comprendere l’andamento di temperature della cultura hip hop nazionale.
Tra le nuove leve che si stanno imponendo in questo periodo nello scenario del genere (Disme, Maestro, Nicola Siciliano, Lele Blade, giusto per citare i primi nomi) uno dei talenti in erba che più incuriosisce è sicuramente il rapper J Lord.
J Lord è nato nel 2004 in Ghana ma, dopo l’adozione, è cresciuto a Casoria, vicino Napoli. Ci tiene a precisare, però, che ha almeno due famiglie di sangue. Quella italiana e quella ghanese della madre, la donna che compare nel video di “SIXTEEN” e che si rivolte al figlio in slang afro-americano.
Proprio su di lei il giovane rapper ha dichiarato: “Con lei è rimasto un legame che non si può spiegare. Grazie a lei ho capito l’amore per il prossimo, in quella cucina mi ritrovavo circondato da decine di persone che venivano a casa mia per mangiare un piatto tipico africano a base di semola. Era economico e serviva a sfamare tutti i fratelli di colore del quartiere.”
Un altro legame d’amore imprescindibile per J Lord è quello verso Napoli: “Una città del genere ha reso più facile la vita anche a me. Non voglio dire non ci siano stati episodi spiacevoli, ma a Napoli le persone sono più umane, sono abituate a vivere nelle difficoltà e a darsi una mano“.
L’esordio ufficiale sulle scene di J Lord è relativamente recente ed è dovuto all’attenzione che ha riscosso il suo primo singolo, “Figli del passato”, su YouTube con circa 80mila visualizzazioni. La traccia ha richiamato da subito l’attenzione dell’endorsement dei più importanti esponenti della scena rap nostrana, da Samurai Jay a MV Killa, da Geolier a Dat Boi Dee. Quest’ultimo lo ha poi immediatamente contattato con l’intento di produrlo, così come aveva già fatto in passato per Emis Killa, Jake La Furia e Psicologi.
È proprio così che J Lord ha pubblicato “Gangsta” e “2020 Freestyle“, i due brani che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico in maniera definitiva. Di entrambi è uscito anche il video ufficiale nel mese di luglio e tutti e due hanno complessivamente totalizzato, ad oggi, più di 50mila visualizzazioni.
A partire da inizio settembre sono uscito a distanza ravvicinata tre freestyle di un minuto appena, intitolati “13 Freestyle (Il Dolore)“, “14 Freestyle (La Coscienza)” e “15 Freestyle (La Strada Giusta)“, che hanno ulteriormente allargato il bacino di consensi nei suoi confronti.
Il suo stile sembra rifarsi molto a quello del panorama rap americano sul quale, però, il giovane musicista ha intrecciato la duttilità del dialetto napoletano. All’interno dei suoi brani sono presenti sonorità molto cupe rispetto a quelle che sembrerebbero di tendenza in questo momento, legate poi a testi in cui sono presenti barre crude e bellicose. In alcuni brani le strofe sono brevissime, dalle pennellate veloci ma decise, dove J Lord cerca di rappresentare il complesso contesto familiare e ambientale nel quale vive e soprattutto il suo bruciante desiderio di diventare un rapper di fama mondiale.
Si rivolge a tutti i ragazzi che lo ascoltano, italiani e africani, come ci tiene ad aggiungere durante le interviste, affinché imparino a non commettere i suoi errori. Nella sua musica racconta quello che vede e sente nel suo quotidiano ai margini della periferia campana come, ad esempio, quando prova a spiegare la sofferenza che si prova vivendo in 10 in un appartamento ai tempi del Covid.
J Lord soprattutto, non vuole essere categorizzato in nessun genere, un atteggiamento che lo avvicina alla creatività stratificata di altri talenti musicali:
“A essere sincero a me non piace neanche la definizione di rapper, voglio essere un artista, in futuro di sicuro mi cimenterò con qualcosa di diverso dall’hip-hop. Voglio diventare il Jay-Z italiano”.
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