Da una speciale spoletta a forma di mandorla al centro della quale viene avvolto il filo, nasce il chiacchierino. Sembra impossibile che da una piccola navetta, manovrata da abili movimenti delle dita, possa nascere nodo dopo nodo un merletto di così raffinata bellezza. Un pizzo fatto per essere ammirato che da secoli non smette di affascinare e ispirare creazioni sempre nuove. Fiorellino dopo fiorellino, piastrellina dopo piastrellina, prenderà forma il centro leggero e raffinato di un lavoro manuale purtroppo sempre meno conosciuto.
Il chiacchierino, conosciuto in Francia come “frivolité” e nei Paesi anglosassoni come “tatting“, è una delle più eleganti arti del ricamo. Piacevole da eseguire, pare che in passato sia stato il passatempo preferito di regine e di dame famose, da Maria Teresa d’Austria a Elisabetta di Romania, fino alla celeberrima Madame de Pompadour.
Oltre a essere semplice da eseguire, il chiacchierino permette di ottenere un numero infinito di idee e di forme. In Italia il pizzo chiacchierino si diffonde nell’800, dove sarà lavorato soprattutto dalle suore nei conventi e vivrà un’epoca di particolare successo popolare nel periodo tra le due guerre mondiali, quando le donne di casa preparavano i corredi matrimoniali, paralumi, orecchini e i colletti da applicare sugli abiti alla moda. Questi pizzi legati poi al lino bianco, non solo diventano tende e asciugamani ma possono addirittura diventare perfetti per la creazione di bomboniere nuziali.
La lavorazione del pizzo chiacchierino si basa sull’esecuzione di un semplice nodo che viene fatto in due riprese e che forma l’elemento base ed essenziale del pizzo. Per fare i nodi si usa una navetta su cui si avvolge il filo. Lavorando con una sola navetta si ottengono cerchi, mentre per realizzare semicerchi o archi occorrono due navette o una navetta e un gomitolo. È consigliabile usare cotone sottile e molto ritorto che deve scorrere facilmente durante la lavorazione, cotone per uncinetto e cotone mercerizzato.
1. Dopo aver acquistato anche una navetta, avvolgete il filo sulla bobina.
2. Prendete la navetta con la mano destra, tra il pollice e il medio, mantenendo l’indice libero e sistemando invece la navetta sul medio e l’anulare.
3. Posizionate il filo intorno alle tre dita della mano sinistra in modo da formare un anello e, mantenendo il medio e l’anulare leggermente divaricati, trattenete il filo tra il pollice e l’indice.
4. Lasciate cadere la parte finale nel palmo della mano, mentre il filo di cotone con la navetta passa sopra l’unghia del pollice.
5. I nodi devono sempre scorrere sul filo di lavorazione perché si devono chiudere in cerchio. Se il filo non scorre il lavoro non è stato eseguito bene e bisogna ricominciare.
6. Per fare i pippiolini bisogna lasciare una distanza di circa 4-5 mm tra un nodo e l’altro che poi una volta avvicinati tra i due nodi si formerà un piccolo archetto chiamato pippiolino.
7. I pippiolini oltre che come elementi decorativi servono anche da gancio per unire vari elementi di lavoro insieme per poter formare una stellina o un pizzo.
Esistono vari tipi di schemi, per principianti ed esperti, che vi aiuteranno come linee guida nella realizzazione della trama del vostro chiacchierino. Ecco le abbreviazioni sull’esecuzione di questi schemi che per lo più troverete nelle riviste specializzate:
n = nodo
“n.d.” = nodo doppio
“p. pip.” = picot o pippiolino (o peppiolino)
“p.p.“= picot piccolo
“an.” = anello
“ch. e C.” = chiudere
“V. e volt.” = voltare
“arc.” = arco
“att.” = attaccarsi
“ann.” = annodare
“cont.” = continuare
“cat.” = catenella
“rip.” = ripetere
“n. G.” = nodo Giuseppina che si ottiene eseguendo attorno a un anello 5 nodi semplici e poi si chiude lasciando il filo sotto lento così da sembrare un anello vuoto a metà.
Non spaventatevi dall’apparente difficoltà dell’esecuzione del cucito, vi basterà seguire qualche lezione per diventare presto delle appassionate maestre dell’arte del chiacchierino!
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