Il noto conduttore Gerry Scotti è stato dimesso dall’ospedale e ha deciso di raccontare la sua esperienza e la sua battaglia contro il Covid. Si è raccontato a cuore aperto e ha anche ammonito tutto il suo pubblico a non sottostimare il ricovero per colpa del Corona. Con parole anche dure ma giuste:
“Bisogna prenderli e lasciarli in quella stanzina un’ora. Non c’è bisogno di 36 ore come è stato per me. Sicuro che cambiano idea”.
” Al secondo controllo al Covid Center dell’Humanitas a Rozzano mi è stato consigliato di rimanere da loro perché avevo tutti i parametri sballati: fegato, reni, pancreas. Ero già nell’unità intensiva, perché quando entri nel pronto soccorso del Covid Center non c’è l’area rinfresco, l’area macchinette, l’area vogliamoci bene: si apre una porta e da lì in poi vedi tutto quello che hai visto nei peggiori telegiornali della tua vita. Sono diventato verde, ho sudato freddo“.
“I medici mi dicevano di non spaventarmi: non la mettiamo in terapia intensiva ma in una stanza a fianco perché abbiamo bisogno di monitorarla, per sapere se la sua macchina, il suo corpo, ha bisogno di cure particolari. Ero in una stanzina, di là c’era la sliding door della vita di tantissime persone. Con due altri pazienti ci strizzavamo l’occhio, dai che ce la fai. Ho appurato — stando lì, due notti e un giorno — che quella era l’ultima porta”.
“Se decidevano di aprire quel varco… Io li vedevo tutti, vedevo 24 persone immobili, intubate, come nei film di fantascienza. Pregavo per loro invece che pregare per me. Sono arrivato all’ultimo step indolore della terapia prima che ti intubino. Per un paio di giorni a orari alterni ho dovuto indossare anche io il casco dell’ossigeno, è stato un toccasana. Ricordo lo slogan: il casco ti salva la vita. Adesso ho capito bene di che casco si tratta… Poi una mattina hanno girato indietro il letto e mi hanno riportato nella mia stanza”.
“Ho visto… ho visto la storia vera del coronavirus, quella con la C maiuscola. Tutti sperano che sia una passeggiata. Intanto tutti sperano di non prenderlo, poi quando lo prendono sperano sia in una di quelle forme leggere che te la cavi con un po’ di tachipirina. Quando ti accorgi che il sistema casalingo non basta allora devi andare da quelli che hanno fatto la pratica. Cioè quei ragazzi che se la sono fatta sul campo in questi mesi perché non c’era scritto da nessuna parte come fare. Ti devi fidare e non ti devi spaventare”.
“Sono stato nell’anticamera della terapia intensiva, nel vero senso della parola. Mi hanno dato una stanzetta che era a metà tra il reparto normale e l’intensiva. Per non spaventarmi troppo l’hanno data a me ma c’era una porta di vetro e vedevo tutto ciò che accadeva in intensiva. Grazie a Dio mi sono bastate 36 ore lì.”
“In quelle 36 ore ho rivisto tutto ciò che è stato, tutto ciò che è e penso tutto ciò che sarà. Ho avuto la fortuna di essere nel centro Covid dell’Humanitas, messo in piedi in due mesi quest’estate in previsione dello tsunami che sarebbe arrivato in autunno. Ho perso una decina di chili.”
Adesso che le cose sembrano andare meglio, il conduttore vorrebbe tornare in onda per l’ultima puntata di Tu si que vales, il varietà del sabato sera di Canale 5. Per quanto riguarda invece il game show preserale ‘Caduta Libera’, invece, a partire da giovedì andranno in onda le repliche. Ma la notizia più bella sicuramente per Gerry è l’arrivo della prima nipotina, che presto lo renderà nonno grazie al figlio Edoardo.
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