Sebbene la Ferrari abbia dichiarato che la sua splendida nuova auto da gran turismo (GT) da $ 223.000 è tutta una questione di “understatement” la coupé sportiva ha attirato molta attenzione. Forse aveva qualcosa a che fare con il V-8 da 612 cavalli dell’auto che arriva fino 7.500 giri / min.

La dichiarazione del chief design officer del marchio, Flavio Manzoni.
“Quando abbiamo avviato il progetto, l’idea era fondamentalmente quella di ridefinire i criteri del design Ferrari per quanto riguarda le vetture GT”.

“Perché, negli ultimi anni, la crescente complessità e tecnologia delle nostre auto ha influenzato la forma e il design. Quindi era molto importante chiarire la differenza tra un’auto come la SF90 Stradale [supercar ibrida], che ha una forma molto estrema per la potenza e il livello prestazionale e aerodinamico, e un’auto come la Roma, dove le prestazioni non lo sono necessariamente la prima priorità. È più importante avere un aspetto e un design molto eleganti e sofisticati”.

Lo slogan e il suo significato
Lo slogan della Roma è La Nuova Dolce Vita, e si intende, molto apertamente, fare riferimento a quel momento in cui l’influenza artistica dell’Italia sembrava onnipresente e dominante.

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“Secondo me, la Dolce Vita incarna in qualche modo un periodo incredibile in cui lo stile Italiano è diventato famoso in tutto il mondo”, dice Manzoni.

Gli interni della macchina
Eppure, nonostante le sue forti allusioni esterne al passato, gli interni della Roma sono decisamente contemporanei, con un nuovissimo HMI — Human Machine Interface — che include uno schermo LCD nitido nel cruscotto che può essere regolato dal guidatore tramite sensori tattili capacitivi. E’ presente anche un touch-screen condiviso nella console centrale e un altro davanti al passeggero.

“E’ nata con l’idea di guidare la macchina con le mani sul volante e gli occhi sulla strada”, dice Manzoni. “Ma invece di sviluppare solo un orientamento al guidatore, abbiamo deciso di creare due cabine di pilotaggio, per coinvolgere il passeggero, che può effettivamente diventare una sorta di copilota”.

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Alessandro Pallavicini