Quando il movimento #MeToo è esploso nel 2017, le riflessioni sulle molestie sessuali e sulle aggressioni sono aumentate. Mentre gli esperti si sono impegnati nell’analizzare gli incontri non consensuali che coinvolgono celebrità, l’opinione pubblica si è divisa grosso modo a seconda delle generazioni di appartenenza.
Le Generazioni Y e Z tendevano, ad esempio, a non capire cosa fosse consenso e cosa no.
I commentatori della Generazione X e del baby boom, invece, sostenevano che le donne potevano avere tutte le capacità per allontanarsi da situazioni scomode e che era infantile trattarle come damigelle in difficoltà. Vediamo come il tema del consenso, perciò, è trattato in 5 opere contemporanee della letteratura.
Dopo aver intervistato più di 100 collegiali americani, la Orenstein ha fatto chiarezza sulle loro opinioni degli studenti riguardanti la mascolinità e l’intimità. Non è vero che i giovani uomini non riescano a leggere i segnali sul consenso ma che, a causa in gran parte di un’esposizione senza precedenti al porno, sono stati condizionati a dare la priorità al loro piacere e di conseguenza a interpretare i segnali attraverso la lente dei propri desideri. L’educazione sessuale farebbe bene ad affrontare questi vicoli ciechi, oltre a ricordare ai giovani che, come suggerisce l’educatrice Shafia Zaloom, “il consenso garantisce solo che il sesso sia legale ma questo lo rende necessariamente etico o buono.”
Basato su una “brutta” esperienza dell’autrice, il racconto di Kristen Roupenian Cat Person è diventato virale dopo essere apparso sul New Yorker alla fine del 2017. Racconta il breve corteggiamento e la consumazione di una rapporto tra una donna di 20 anni e un uomo sulla trentina. Viene anche inclusa una rappresentazione dettagliata del consenso della donna al sesso per evitare di sembrare “viziata e capricciosa”.
Nel suo romanzo vincitore del premio Booker, la Burns racconta l’atmosfera di intimidazione su di una donna di 18 anni, perseguitata da un uomo più anziano e sposato. “Non sapevo che l’intuizione e la ripugnanza contassero. Non sapevo di avere il diritto di non piacere, di non dover sopportare chiunque e tutti quelli che si avvicinassero”.
Ispirato alla Belfast degli anni ’70 durante i Troubles, l’escamotage letterario che i personaggi siano indicati con epiteti piuttosto che con nomi propri ci fa percepire il pericolo vissuto ancora più pervasivo e ci suggerisce che una violenza potrebbe verificarsi in qualsiasi momento e ovunque.
Nel suo acclamato debutto, Carty-Williams rappresenta una giovane donna di colore che sta uscendo da una lunga relazione. Queenie inizia a frequentare un uomo desideroso di sesso ma indifferente ai suoi bisogni, che si rifiuta di baciarla o di impegnarsi nelle coccole post-coito che invece lei desidera ardentemente.
Anche se il sesso brutale che hanno è tecnicamente consensuale, l’atto si spinge oltre le sue “barriere del dolore”. Carty-Williams ha detto di aver cercato di evidenziare la tendenza delle giovani donne a vedere il proprio valore attraverso gli occhi degli uomini: “Stavo soffrendo, ma comunque non ho gridato, non gli ho chiesto di smettere. Non volevo che lo facesse”, dice Queenie. “Questo è ciò che ottieni quando allontani l’amore. Questo è ciò che ti resta, ho pensato.”
In un libro che gioca con le nostre aspettative di genere, il romanzo d’esordio della Clark presenta una giovane donna che esplora la conoscenza carnale di uomini convenzionalmente poco attraenti con l’intento di fotografarli in pose feticistiche, spingendo sadicamente i suoi modelli oltre le loro zone di comfort. Mentre la violenza cresce, si apre una serie a matrioska di abusi: Irina danneggia e viene ferita, così come faranno alcune delle sue presunti vittime. Riuscirà spesso, però, perché “le persone confondono sempre la bellezza con la bontà”.
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